Caso plusvalenze: il ricorso della Procura e di alcuni club
Anche Juve, Sampdoria, Empoli e Parma hanno esposto un reclamo contro la sentenza del tribunale federale che aveva prosciolto le 11 società
Si parla ancora di plusvalenze: alle 10 di questa mattina è cominciato il processo davanti alla Corte federale d’Appello dopo il ricorso contro la sentenza del Tribunale federale che aveva prosciolto gli 11 club, tra cui Juve, Napoli, Samp, Empoli e Genoa, e i 59 dirigenti, da Agnelli e Paratici e De Laurentiis, accusati di aver prodotto appunto plusvalenze fittizie. Il tutto è cominciato con una arringa del procuratore Chiné il quale ha definito la sentenza “totalmente immotivata”, contestando anche le decisioni di alcune società.
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Il metodo di valutazione dei giocatori
Nelle settanta pagine di reclamo, la Procura ha studiato i diversi motivi per cui la decisione dovrebbe andare rivista. Ha sottolineato soprattutto come il metodo di valutazione dei giocatori, che stando alle motivazioni è alla base dei proscioglimenti, sia analogo a quello adottato in procedimenti precedenti, esponendo diversi esempi, evidenziando poi come pure i casi che il Tribunale definiva “sospetti” non siano poi stati considerati adeguatamente.
I club che si sono esposti
Tuttavia la Procura non è la sola ad essersi esposta: alcuni club come appunto Juventus, Sampdoria, Empoli, Parma, escluso il Napoli, hanno esposto un reclamo riguardo l’eccezione procedurale, respinta, in primo grado, sul mercato deposito dalla Procura della nota Covisoc sulle plusvalenze del 14 aprile 2021. Questo rappresenta un ulteriore modo per tutelarsi, appellandosi di nuovo al metodo, dato che riguardo al merito hanno avuto ragione. La parola alla sentenza.
La decisione del Tribunale Federale Nazionale
Il Tribunale Federale Nazionale presieduto da Carlo Sica ha prosciolto tutte le società, i dirigenti e gli amministratori dei club che erano stati deferiti dalla Procura Federale per avere contabilizzato le plusvalenze e i diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti a quelli consentiti dai principi contabili. Le motivazioni del verdetto? Sebbene ci sia ancora poca chiarezza, potremmo comprenderlo facilmente: la difesa della Juve lo aveva anticipato a sua volta, dichiarando i parametri su cui erano stati calcolati gli addebiti della procura, come non applicabili, dato che per stabilire che una plusvalenza è fittizia, occorrerebbe avere come riferimento un parametro normativo o tecnico. Il verdetto smonta l’impianto accusatorio, definendolo, in poche parole, fittizio. Se un determinato dato non è falsificato dai registri, allora è legittimo. Secondo questo sviluppo, dunque, non è possibile stabilire un qualsiasi metodo per stabilire quali valori siano definibili legittimi e quali no. La prossima mossa, per Chiné e l’accusa, sarà quella di esporre appello a riguardo. Ti piace il pesto alla Genovese? Ecco la storia e la ricetta di questa tipica salsa.