Birra, una passione spaziale

Di birre, al mondo, ce ne sono tantissime e per tutti i gusti, complici anche tutti i micro birrifici che sono sorti negli ultimi anni, ma se pensiamo di aver già visto tutte le birre possibili ed immaginabili, ci sbagliamo di grosso perché la Budweiser ha lanciato una nuova sfida: produrre birra su Marte.

La folle scommessa

Secondo i responsabili dell’azienda, far germogliare i semi d’orzo su Marte, renderebbe la birra migliore. Gli esperimenti sono già iniziati e il 4 dicembre, tramite il razzo SpaceX sono stati inviati 20 semi di orzo che, per un mese, saranno studiati per valutare l’acclimazione degli ingredienti a gravità zero. Una volta germogliati, i semi saranno rispediti sulla terra per essere analizzati. Ovviamente non ci chiediamo quando verrebbe a costare una birra fatta con l’orzo proveniente da Marte ma, se siete amanti della birra come me, non aspetterete la realizzazione di queste folli idee e acquisterete il kit per la produzione della birra su agristorecosenza.it e vi gusterete la vostra birra in attesa di vedere l’evoluzione di questo evento.

In realtà gli studi vanno ben oltre la produzione della birra, cercano, infatti, di individuare la fattibilità di coltivazioni sul territorio marziano, per poter scoprire quali sono gli adattamenti da fare alle culture per farle sviluppare anche in ambienti ostili. Sempre secondo i portavoce del birrificio, la birra prodotta sul pianeta rosso avrà un sapore unico grazie alla bassa luce solare e la diversa pressione atmosferica. Una domanda viene spontanea: sarà una birra rossa?

Gli esperimenti sulla terra

In realtà, gli esperimenti sulle culture in ambienti estremi, sono già in corso da anni. Un professore di astronomia e astrofisica, Edward F. Guinan ha condotto, con un gruppo di suoi studenti, una serie di esperimenti proprio su questo argomento. Gli studenti, suddivisi in gruppi, dovevano effettuare coltivazioni e raccolti in questo ambiente che riproduce le condizioni su Marte, situazione che è stata ricreata in un antico vulcano situato nel deserto del Mojave (un’ecoregione della California). Ad ogni gruppo era sta affidata una serra munita di schermo per ridurre la luce solare e riprodurre l’ambiente marziano.

Tra i vari gruppi, uno ha scelto proprio di studiare al coltivazione del luppolo e, alla fine dell’esperimento, il professor Guinan ha stabilito che è una delle culture che meglio supporta le condizioni di vita sul pianeta rosso. Però, visto che al mondo ci sono tanti campi abbandonati, tante persone che non hanno un lavoro, non sarebbe più interessante incentivare le coltivazioni sulla terra? Invece di andare a studiare come germogliano i semi d’orzo su Marte, non potrebbero scoprire il modo di piantare qualcosa nel deserto? Condizioni più estreme di quelle, se ne trovano poche! Non sarebbe originale riuscire a trasformare un deserto in un’immensa distesa di coltivazioni, dove tutti potrebbero trarre beneficio, invece di spedire semi a 361 milioni di chilometri di distanza? Con i costi per queste ricerche che lasciano il tempo che trovano, si potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo, trasformare il pianeta in un meraviglioso orto a impatto zero e bere birra autoprodotta per il benessere di tutti.